Esercizio di obbedienza by Sarah Bernstein

Esercizio di obbedienza by Sarah Bernstein

autore:Sarah Bernstein [Bernstein, Sarah]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Codice Edizioni
pubblicato: 2024-07-06T00:00:00+00:00


5

Un rito privato

Cos’era successo alla cagna lo venni a sapere per sommi capi quando mio fratello fece ritorno qualche settimana più tardi. Ciò che altrove sarebbe apparso semplicemente ridicolo, in quella cittadina e nel circondario venne trattato come un episodio tragico e, in primo luogo e senz’ombra di dubbio, arcano. Quel che voglio dire con questo è che la gravidanza isterica della cagna, cui si alludeva nelle prime righe di questo resoconto, venne interpretata dagli abitanti della cittadina come il prodotto di arti occulte e maligne, e l’evento e la sua forma vennero entrambi visti come una devastante calamità. Gli abitanti della cittadina erano persone con i piedi per terra, non molto attente alle questioni spirituali, ma quella primavera e quell’estate qualcosa cambiò in loro, erano successe stranezze, che non sarebbero culminate con la faccenda della cagna, no, e non per un bel pezzo ancora. Non era difficile capire che le varie calamità che avevano colpito la fauna locale dovevano sembrare interconnesse, e che, sommate le une alle altre, dovevano apparire come una punizione deliberata, concertata o persino divina. Eppure non avevo ancora la chiara percezione che una nube di scontento cominciasse ad addensarsi sulla cittadina. C’erano alcuni indizi, segni che sarei riuscita a interpretare se avessi prestato attenzione. La sensazione che le cose si stessero sfilacciando. Sì, fatti strani erano successi nella campagna, nel crepuscolo azzurrino delle ore piccole, verso l’una di notte, le due o le tre, talvolta le quattro e più di rado addirittura le cinque, sentivo delle esplosioni intermittenti, come quelle prodotte, per esempio – almeno così immaginavo, non avendo mai udito quel rumore nella vita reale, ma solo nei film e in tv, dunque non potevo esserne del tutto certa, considerando anche il fattore aggiuntivo della profondità, la particolare configurazione topografica che poteva attenuare il rumore oppure farlo riverberare, farlo riecheggiare – da un colpo di pistola. In diverse occasioni trovai i cadaveri sventrati e scuoiati di conigli, in giardino, accanto alla catasta della legna, sul gradino della porta. Supponevo che una puzzola o un visone o una donnola particolarmente voraci, oppure una colonia di svariati individui, si fossero stabiliti da qualche parte nei dintorni, e che avessero trovato nel giardino di mio fratello un posto sicuro dove sbranare le proprie prede, alquanto prolifiche, e con zelo – sì, con zelo – ripulivo gli ammassi di rimasugli. Ho già menzionato l’abitudine triquotidiana dei cani locali, cui partecipava persino Bert, di norma così docile, così (come spiegarlo altrimenti?) poco cane, tanto che l’avrei ritenuto al di sopra di simili occupazioni, arrotondando la sua piccola bocca e lanciando, tre volte al dì, il più terribile, il più straziante lamento. Per ciascuno di questi fatti riuscii facilmente a trovare delle spiegazioni rassicuranti: era stagione di caccia, e di certo nel bosco c’erano dei predatori, il solstizio era arrivato e passato e le giornate estive cominciavano ad assumere una consistenza diversa, tutto andava asciugandosi, rimpicciolendosi, e chiunque, cani inclusi, poteva sentire la mestizia dei giorni che scorrevano, la malinconia



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